IT-CHARTS

      

L'ANGOLO DI FABIO FIUME

 

 

Intervista a Paolo Di Sabatino, pronto a cullarci con le note del nuovo "Trace elements"

 

di: Fabio Fiume

 

 

Lui è uno di quelli davvero instancabili, un musicista che tra album suoi e collaborazioni varie,  negli ultimi 7 anni ha pubblicato qualcosa come 12 album, cosa che spesso nemmeno una carriera plurdecennale... Paolo Di Sabatino traduce in musica tutte le sue sensazioni, che poi ognuno, noi compresi, può interpretare a suo modo, senza mai, tuttavia, restare indifferenti. Lo raggiungiamo per una chiachcierata che proprio da qui parte: 

 

 Subito una curiosità Paolo, la tua discografia è davvero molto ricca, tra tue produzioni e collaborazioni varie e soprattutto dal 2008 ad oggi, ti sei prodotto in ben 12 album, cosa che altri artisti impiegano almeno 25 anni. 

Come possiamo tradurla: esigenza incontrollata di esprimersi in musica? 

Mi piace la tua definizione! In effetti a volte mi pare di non trovare pace. Non riesco quasi a godermi il progetto appena realizzato che già penso al prossimo. Sono felice di questa mia natura, ovviamente. E sono fiero di tutti i miei lavori, che sono espressione sincera del mio essere musicista.

 

 Ascoltare i tuoi dischi proietta immediatamente in  un mondo di sensazioni, ovviamente personali, ma che lasciano chiedersi cosa ti ispiri nella scrittura degli stessi?

Ogni istante della nostra vita può essere fonte di ispirazione. Io scrivo quando l’esigenza di mettere la mia emotività sul pentagramma si fa impellente. Scrivo quando sono felice, ma anche quando sono triste. Devo dire che da quando sono padre, gli stimoli creativi sono aumentati in maniera esponenziale.

 

E per questo "Trace elements " quale è stato il filo conduttore della tua ispirazione? 

Tanti fili che si rincorrono senza mai intrecciarsi. L’euforia di dover suonare con Erskine ha dato vita a “Peter”; mio figlio Luigi che scorrazzava col suo velocipede mi ha ispirato “Ciclito”; i tanti chilometri in auto mi hanno regalato “Driving Blues”…Però un filo conduttore in tutta la mia musica in effetti c’è, ed è il profondo amore per la melodia. Credo che la cantabilità dei miei brani sia una delle mie peculiarità più importanti e riconoscibili, e non è un caso infatti che io scriva anche canzoni.

  

Il jazz, o più specificamente la tua musica, quanto ti fa male che sia poco ospitata in tv o in contesti dove la massa possa ascoltarla e magari provare a capirla?

 In realtà mi fa più male che i pochi appassionati di questa musica siano spesso privi della necessaria curiosità per conoscere talenti diversi e facce nuove. Spesso i promoters si trovano costretti a dover chiamare i nomi in base a quanti biglietti fanno staccare e questo è francamente un po’ triste. Certo, ci fossero altre belle trasmissioni come quella di Bollani, ad esempio, e altri canali come RAI 5, il jazz potrebbe ricevere linfa vitale. Basta che poi la gente non vada a sentire solo i concerti di quelli che vede in tv però!

 

 A differenza di molti tuoi colleghi non hai disdegnato incursioni nel mondo del pop, seppur quello d'autore, vedi Mario Biondi, Antonella Ruggiero e non da ultimo il bellissimo disco del 2013 con Grazie Di Michele, intitolato "Giverny". Cosa ti ha affascinato di queste collaborazioni?

Il mondo del “pop” mi affascina e in parte mi appartiene. Preferisco una bella canzone di musica leggera ad una insipida performance di jazz. Inoltre non ci dimentichiamo che il repertorio jazzistico è in larga parte formato da canzoni americane dei vari Gershwin (nato il 26 settembre come me ), Cole Porter, Richard Rodgers, Henry Mancini (di origini abruzzesi come me ). Avere la possibilità di collaborare con questi artisti e dare il mio contributo alla riuscita di un album o di un concerto, scrivere una canzone per Mario o per Grazia, sono tutte cose che mi arricchiscono come uomo e come musicista.

 

Con quali altri artisti saresti curioso di lavorare, o meglio, chi ti incuriosisce, per continuare il gioco delle sensazioni,  nel mondo della musica pop?

Mi piacerebbe moltissimo sentire una mia canzone interpretata da Fiorella Mannoia e da Renato Zero. Magari leggono questa intervista e mi chiamano! 

 

Permetti l'ironia, ma vista l'enorme ispirazione, a quanti altri dischi stai simultaneamente lavorando?

Allora, in questi giorni registro un CD col mio trio jazz e con l’orchestra sinfonica abruzzese; ho già scritto le musiche per un progetto editoriale con lo scrittore Fabio Salvatore che verrà realizzato nel 2015;  sempre nel 2015 verrà pubblicato il nuovo album di Grazia Di Michele, che mi vede in veste di produttore artistico, arrangiatore, pianista e compositore; c’è in cantiere la colonna sonora per il nuovo film del giovane regista Marco Chiarini; e poi…per ora credo possa bastare, anche se mi frullano sempre idee per nuovi progetti, non te lo nascondo. 

 

"Trace elements" sarà anche un nuovo spettacolo live?

 Si! Ci sarà un bel tour europeo a marzo, si stanno definendo le date. Partiremo da Atene comunque. Sarò con Janek al basso e con Jojo Mayer alla batteria al posto di Peter. Jojo è uno dei batteristi contemporanei più seguiti e carismatici, una vera forza della natura.

 

Intanto dopo l'uscita in digitale, avvenuta già da qualche settimana, in questi giorni "Trace elements" esce anche nei negozi di dischi ordinari e credete, ascoltarlo sarà come prendere la macchina, senza una meta definita ed andare di immaginazione cullati dalla capacità evocativa dei brani che lo compongono

1 novembre 2014